5 febbraio 1981
Sembra non finire mai questo
interminabile inverno di fuoco e di devastazione per la nostra flora -
Nella notte fra lunedì e martedì la montagna malcantonese pareva un
braciere - Intervenuti 50 pompieri e 4 elicotteri che si sono prodigati
fino a ieri sera nell'opera di spegnimento - Si avanzano dubbi
sull'origine di questi troppi incendi nella regione, che scoppiano
stranamente sempre alle 13.30 - Danni alla linea dell'alta tensione e
alla seggiovia.
Il ristorante Vetta, situato sulla cima del
Monte Lema, ha rischiato di essere ridotto ad un mucchio di cenere. E'
mancato pochissimo: le fiamme sospinte vorticosamente da mulinelli di
vento, tipici di questo monte, si erano avvicinate fino a due metri
dalla grande terrazza in legno e già l'avevano lambita. Tutto questo
all'una della notte fra lunedì e martedì. I 16 pompieri di Novaggio
presenti sul posto, aiutati dal gerente del ristorante Giulio Bertoli e
da sua moglie, sono però riusciti, dopo momenti di vero panico, ad
allontanare le fiamme più pericolose. Ma la lotta era impari, il fronte
del fuoco troppo esteso e gli uomini non sono riusciti a spegnere
definitivamente le fiamme che hanno continuato la loro corsa
distruttrice in direzione dell'alpe Tramboschino. Qui, sul sentiero
appena prima del monte, il fuoco è stato definitivamente spento ieri
verso la fine del pomeriggio da pompieri ed elicotteri.
Come già riferito dal nostro giornale, il
fuoco che ha devastato il Monte Lema era iniziato in Italia e più
precisamente nella regione sopra Dumenza, 200 metri dal confine, in zona
Forcola. Durante tutto il pomeriggio di lunedì e la notte successiva il
fuoco ha invaso la regione del monte Cüc e si è inseguito attaccato al
Monte Lema, facilitato nella sua opera dall'estrema siccità dei prati e
da un leggerissimo venticello, che a tratti dava origine ai pericolosi
mulinelli.
Lunedì accorrevano dapprima i pompieri di
Novaggio, aiutati in seguito dai colleghi di Aranno e da numerosi
volontari (una cinquantina di uomini in tutto), che riuscivano con
successo ad allontanare le fiamme dalla piantagione sperimentale di
Cimapianca, di proprietà del Politecnico Federale di Zurigo, minacciata
molto seriamente di distruzione totale. Nel frattempo il fuoco saliva e
arrivava, durante la notte, fin sulla vetta del Monte Lema. Qui attorno
al ristorante, era accorsa in precedenza una squadra di pompieri di
Novaggio che vista la brutta situazione, appiccava un contro fuoco
attorno allo stabile. Con questo stratagemma e dopo aver lottato pure
per molto tempo con pale e rastrelli contro le fiamme, i pompieri
riuscivano, come abbiamo detto, a salvare il ristorante e le
istallazioni di arrivo della seggiovia.
Il fuoco, dopo aver completamente
accerchiato la costruzione, si abbassava velocemente e in poco tempo
distruggeva completamente la pregevole piantagione della Pro Malcantone,
formata da 5000 piantine di abeti americani di soli due anni e situata
appena sotto il ristorante. Nella notte si levavano dalla piantagione
alte fiamme, visibili molto distintamente anche da lontano. Il fumo,
illuminato da bagliori, colorava il cielo di un denso rosso scuro.
Allo spuntar del giorno le fiamme
proseguivano la loro corsa verso l'alpe Tramboschino, dove erano spente
in giornata dai pompieri. Un'altra lingua di fuoco si era nello stesso
tempo abbassata in direzione di Miglieglia e Breno, minacciando le
piantagioni del Patriziato di questo comune. Anche qui grande lavoro dei
pompieri e volontari, che riuscivano nel pomeriggio a spegnere le fiamme
nella regione sopra Miglieglia.
Pure contemporaneamente un altro fuoco
saliva dal versante italiano (più esattamente da sopra Curiglia) in
direzione del Monte Lema. E' stato poi spento in giornata dagli
elicotteri svizzeri e dai vigili del fuoco italiani..
In serata la situazione era tutta sotto
controllo, anche se in diversi luoghi le fiamme continuavano ad
avanzare. I pompieri di Caslano, accorsi alla fine del pomeriggio in
aiuto ai colleghi (alcuni dei quali sul posto già dal pomeriggio di
lunedì) provvedevano appunto a mantenere sotto controllo questi
focolai, uno dei quali situato a metà montagna sopra Miglieglia.
Oltre alla bella piantagione della Pro
Malcantone, si calcola che le fiamme hanno devastato una superficie di
circa 150 ettari di prati e pascoli. Altri danni sono stati accertati
alla linea dell'alta tensione dell'Azienda Elettrica di Lugano. Sono
infatti bruciati una mezza dozzina di pali in legno. Danni leggeri pure
alle fondamenta e ai piloni della seggiovia che, per evitare un
surriscaldamento del cavo portante, ha funzionato da mezzanotte alle
14.00 di ieri. A un primo bilancio possiamo dunque affermare che, grazie
all'attivissima, instancabile e spesso coraggiosa opera dei pompieri e
dei volontari, i danni sono stati contenuti al minimo, tenuto conto
della grande siccità dei boschi malcantonesi.
L'origine di tutti questi incendi che
imperversano da diversi giorni nella regione non è ancora conosciuta.
Molti però si chiedono se non sia dolosa, a causa di una strana
coincidenza: ogni incendio si è sviluppato sempre verso le 13.30.
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