Da
Giornale del Popolo 19.09.99
A
Novaggio 120 partecipanti. “Occorre ancor più prevenzione”
Perché
una giornata dedicata agli incendi di boschivi? Perché alle nostre
latitudini questo fenomeno, la cui origine è quasi sempre umana,
provoca un importante degrado dell’ecosistema. Occorre quindi
prevenire, cioè conoscere, aggiornarsi, studiare, capire. Ed è così
che all’invito lanciato di recente dall’Associazione dei comuni
Regione Malcantone hanno risposto in 120, molti dalle regioni montane
d’oltre confine: professionisti e volontari che in un modo o
nell’altro sono a tu per tu con i nostri boschi. Dai vigili del fuoco
agli ingegneri forestali, dalle guardie ecologiche al personale della
Protezione Civile. In attesa di festeggiare – oggi in mattinata – il
60esimo del Corpo Pompieri di Novaggio, ieri hanno partecipato tutti a
una giornata informativa promossa dalla Sottostazione sud delle Alpi
dell’Istituto federale di ricerche per le foreste, con sede a
Bellinzona. Con il saluto del capo della sezione forestale del Cantone,
Marco Delucchi, si è subito entrati in medias res: proprio per
le conseguenze devastanti del fuoco di bosco sul nostro territorio, le
autorità federali e cantonali sovvenzionano questi investimenti
necessari alla lotta antincendio. Il Ticino continuerà a sostenere le
iniziative e i progetti in questo settore, alla luce anche di episodi
recenti, come i gravissimi casi di Cademario, Mezzovico e Ronco sopra
Ascona. Qui sono emersi in tutta la loro gravità gli effetti delle
fiamme su fauna e flora, primo fra tutti l’erosione del terreno. E
proprio questo tema è oggetto di un’importante ricerca
pluridisciplinare promossa dalla sottostazione federale, rappresentata
ieri dall’ingegner Marco Conedera, la quale ha disegnato un quadro
della situazione riguardante il ventesimo secolo. Nel corso dei secoli,
per non dire millenni, la frequenza degli incendi ha modificato
sostanzialmente la vegetazione in favore di specie meno vulnerabili al
fuoco (quercia peduncolata, robinia e castagno), fuoco che bruciando il
terreno destabilizza le pietre ed espone le località abitate ai
franamenti. E’ quanto accadde il 28 agosto 1997 a Ronco sopra Ascona,
dove 4000 metri cubi di terreno franarono sulle case. Quali prospettive
quindi? Occorrono misure preventive – in parte avviate, in parte
soltanto progettate – attraverso l’informazione, l’aggiornamento e
l’azione coordinata sul terreno, come le operazioni selvicolturali
(pulizia di boschi castanili, riduzione della massa combustibile,…) e
tecniche (realizzazione di infrastrutture speciali, reti e bacini di
raccolta dell’acqua, accessi in zone impervie). L’importante,
insomma, è tenere alta la guardia.
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